Lettera Aperta del Sindaco di Amaseno ai suoi colleghi sulle difficoltà di gestione economico-finanziaria dei comuni.

Dopo l'approvazione del Bilancio per il triennio 2012-2014 licenziato dalla Giunta Comunale nell'Agosto scorso, il Sindaco di Amaseno, dott. Giannantonio Boni, prende carta e penna e scrive una Lettera Aperta destinata ai sindaci, riguardo le difficoltà che incontrano gli enti, soprattutto i comuni più piccoli, nel gestire spese ed entrate.
La crisi economica europea, ed italiana in particolare, e la conseguente drastica diminuzione delle risorse disponibili per i cittadini, costretti loro malgrado ad usufruire, quando possibile, di servizi di pessima qualità, hanno portato il sindaco ad un amaro sfogo, rivolto a chi dovrebbe fornire le risorse per il benessere di tutti.
Su tutto avranno sicuramente inciso, come si legge esplicitamente nel testo della lettera, le note vicende giudiziarie e politiche che stanno rivoluzionando la Regione Lazio in questi giorni.

Di seguito il testo integrale della lettera:

Lettera aperta ai Sindaci

Egregi Signori,

mi rivolgo a quanti ancora hanno a cuore le sorti delle Pubbliche Amministrazioni per focalizzare la riflessione sulla difficoltà di continuare ad amministrare con decenza, non pretendo con eccellenza, i propri Comuni e di rappresentare gli interessi dei cittadini.
Senza voler innalzare lamenti ma neanche, in ragione della accettazione passiva degli eventi, sottacere le difficoltà che si presentano al corretto gestire la cosa pubblica, mi pare necessario evidenziare quali, in linea prioritaria, sono gli interessi di una comunità, nel mio caso piccola ma, pure, rappresentativa.
Le esigenze dei bambini, quali edifici scolastici sicuri ed accoglienti, il trasporto scolastico, gli impianti sportivi, peraltro utili alle diverse fasce di età, come l’assistenza domiciliare per quelli che, meno fortunati, ne necessitano, gli asili nido e, di rimando, il diritto alla maternità, l’organizzazione del tempo libero e la sua ottimizzazione sono quelle che di getto mi vengono alla mente.
I bisogni dei padri e delle madri che lavorano o che comunque vivono o meglio, come verrebbe da considerare, subiscono questa società, dalla difficoltà a raggiungere i posti di lavoro alla carenza di una sanità decorosa, alla mancanza, addirittura, di una prospettiva di lavoro stabile con l’impossibilità di progettare un futuro fino alla percezione di negazione dei diritti di giustizia e di eguaglianza fiscale,ebbene , questi bisogni vengono costantemente e scientemente disattesi e negati.
Le necessità degli anziani che hanno contribuito prima a sostenere lo sviluppo del nostro paese e chiedono ora garanzie a sostegno della loro inevitabile perdita di autonomia impongono politiche sociali di sostegno nelle emergenze, di organizzazione dei servizi a loro dedicati, attenzione alla socializzazione per non essere emarginati, inclusione in un programma che privilegi la soluzione dei loro bisogni e riduca il peso di un’età che già da sola li va a penalizzare.
Per dare risposte a tutto questo ed a garantire tanto altro, che ometto per sopraggiungente depressione, le entrate del Comune, come ben sapete sono del tutto esigue ed insufficienti, ma operando evoluzioni funamboliche e mettendo in atto soluzioni di volta in volta imposte dalle circostanze in qualche modo si riesce a mantenere alti il decoro e la bandiera della correttezza.
Bene, a questo punto c’è da soddisfare le esigenze del territorio, da programmare e realizzare opere pubbliche che, tutte insieme vanno anche a soddisfare gran parte dei bisogni finora esposti, mantenere il paese in una condizione di pulizia ed ordine almeno dignitosi, creare manifestazioni di interesse turistico e culturale, gestire i rapporti con le altre istituzioni e garantire l’ordine pubblico e la viabilità.
Per tutte queste cose, come è ben noto, si fa richiesta di finanziamenti alla Regione, alla Provincia, ai Ministeri di competenza a seconda dei bandi e delle opportunità.
E questi li elargiscono come concessioni straordinarie e secondo criteri di appartenenza a gruppi più o meno importanti all’interno della rosa dei partiti privilegiandoli ovviamente, ovviamente perché lo sappiamo e non perché lo riteniamo oggettivamente corretto, attraverso graduatorie mutevoli e cedevoli che tutti conosciamo ed immagino disapproviamo, quando non a noi favorevoli.
La maggior parte non vengono accolte mentre, per quelle che ottengono un riscontro positivo comincia un calvario burocratico che farebbe desistere il Giobbe di biblica memoria.
Alla fine quando pure si arriva alla concessione del finanziamento, specialmente per quelli di competenza della Regione, c’è da sperare in tempi decenti per poter mantenere gli impegni con le ditte che si sono aggiudicate gli appalti e che anticipano le somme necessarie alla realizzazione delle opere; oppure si dovrebbe avere, noi Comuni, una capacità finanziaria sufficiente a coprire quasi per intero la spesa per il completamento dei lavori appaltati.
Tutto ciò, almeno per la mia contabilità e per le esigenze esposte nel prologo, non avviene, cosi ché gli imprenditori si trovano in difficoltà a mantenere gli impegni con i creditori e, quello che più conta con gli Enti pubblici anch’essi creditori, ma di opere, e debitori nei loro confronti.
Le imprese ed i fornitori alla fine si trovano nella condizione di non poter più avere i requisiti richiesti per continuare a lavorare e a partecipare a gare di appalto e per vedere saldati i loro crediti.
Si è arrivati addirittura a scaricare in capo ai Comuni la responsabilità dei mutui che la Regione , in virtù dei finanziamenti concessi, chiedeva alla Cassa Depositi e Prestiti, cioè in ultima analisi e direttamente in capo ai cittadini ( ovviamente in minuscolo per la loro importanza ) e tutto questo per manifesta insolvenza.
Di fronte a tanta incomprensibile, incondivisibile, inaccettabile ma consapevole situazione non una voce si leva dal profondo delle stanze della politica, ma nemmeno dal proscenio, non un accenno ad essa da parte dei rappresentanti che abbiamo scelto (sic!) a svolgere il nobile compito di amministratori. Di fronte a noi ogni giorno volteggiano beffarde le notizie di ruberie, di festini e di privilegi concessi, di clientelare gestione e di nepotismo, di sperpero e di arroganza di corruzione e concussione.
Per questo mi sento di chiedere a tutti Voi l’impegno di stimolare con atti, con note, con appelli alla responsabilità ed in tutte le occasioni i rappresentanti di una politica sempre più alienata dai Cittadini, questa volta illusi di esserlo, affinché si ponga fine al dominio della mediocrità, all’arroganza del potere concesso, alla noncuranza dei problemi di periferia e si inauguri una stagione di attenzione e di rispetto della Democrazia che restituisca ai Cittadini il diritto di essere amministrati con dignità e con responsabilità.
Chiedo ai responsabili della sconfitta dell’onestà di lasciare “l’ingrato” compito di moralizzatori che cercano di assumere in questi frangenti e di dedicarsi ad uno più confacente alle loro capacità. Quale non so.
Chiedo ancora loro di rinviare a data da destinarsi il pagamento delle loro competenze dando invece la precedenza alla solvenza dei mandati nei confronti dei Comuni (leggi cittadini) finora giacenti negli uffici della Regione e relegati continuamente e scientificamente in perenzione.
Solo così potremmo ritenere credibile il ravvedimento del Presidente Polverini che in ogni caso ha dimostrato quantomeno di aver errato in vigilando, non chiedendosi a chi e a quanti avesse concesso di gestire il nostro denaro e se venisse o fosse stato utilizzato per fini di Istituto, anche se dubito che i fasti romani rientrassero nella fattispecie.

Distinti saluti


dott. Giannantonio Boni
Sindaco di Amaseno

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